
La recente cronaca musicale ha offerto lo spunto per approfondire una questione ricorrente nel diritto d’autore, ovvero: entro quali limiti è possibile apportare modifiche ad un’opera creativa altrui, in particolare nell’ambito di una reinterpretazione musicale?
La vicenda riguarda due artisti noti del panorama italiano e internazionale: Gianluca Grignanie Laura Pausini.
La polemica tra i due cantautori nacque già dallo scorso luglio 2025, in seguito all’annuncio della Pausini di voler reinterpretare il brano La mia storia tra le dita, noto singolo del cantautore italiano Gianluca Grignani, pubblicato il 17 novembre 1994 ed inserito, poi, in Destinazione Paradiso, album di esordio dell’artista.
In un commento pubblico al post promozionale in questione, Grignani espresse subito il proprio disappunto per il fatto che la Pausini non lo avesse citato in alcun modo, in quella sede, omettendo, dunque, qualsiasi riferimento esplicito all’autore del brano che si apprestava a reinterpretare[1].
La disputa tra i due si accese, poi, ancor più di recente, lo scorso 12 settembre 2025, giorno della pubblicazione, da parte della Pausini, della preannunciata cover del brano in questione.
La nuova versione della celebre canzone, rilasciata non solo in italiano, ma anche in spagnolo, portoghese e francese, recava, in effetti, alcune modifiche al testo che, certamente, non potevano passare inosservate all’autore del brano.
Secondo Grignani, “La mia storia tra le dita” raccontava un momento emotivamente teso, di rottura e vulnerabilità, che sarebbe stato “edulcorato” nella nuova versione, privandolo della sua autenticità narrativa.
Grignani metteva in luce che il brano interpretato dalla Pausini presentava alcune varianti già nel ritornello, dove il periodo “Ed é per questo che ti vedo fare il duro/In mezzo al mondo per sentirti più sicuro”, si sostituiva all’originale “Ed é per questo che mi vedi fare il duro/In mezzo al mondo per sentirmi più sicuro”.
Ma poi, qualche nota più avanti, si ritrovava la frase maggiormente incriminata “E se davvero non vuoi dirmi che hai sbagliato, ricorda a volte un uomo va anche perdonato”, modificata rispetto alla versione originale: “E se davvero non vuoi dirmi che ho sbagliato, ricorda a volte un uomo va anche perdonato”.
Secondo quanto affermato dal cantante, le alterazioni, per quanto impercettibili sul piano lessicale e apparentemente minime dal punto di vista quantitativo, “sposterebbero la prospettiva del brano: dall’autoaccusa al rimprovero nei confronti dell’altro protagonista del racconto”, stravolgendo la parte semantica, al punto che, dichiara l’autore, “la canzone stessa ha perso il suo significato”, “il messaggio originario del brano è stato alterato” e “la sua identità espressiva compromessa”.
Grignani ha sottolineato, peraltro, che le modifiche del brano non sono arrivate tramite comunicazione ufficiale della Pausini, ma, piuttosto, il cantante ha dichiarato di essersi reso conto delle modifiche sul testo solamente grazie alle segnalazioni dei fan sui social, quando la canzone era già in circolazione.
Si è arrivati, così, al culmine della polemica quando Grignani decise di inviare, per il tramite del proprio legale, una diffida formale alla Pausini e al suo staff, chiedendo la sospensione della distribuzione del brano e riservandosi il diritto di agire in giudizio sulla base di una presunta violazione del diritto morale all’integrità dell’opera.
In Italia, in effetti, la Legge sul diritto d’autore (L. 22 aprile 1941, n. 633) riconosce all’autore non solo diritti patrimoniali, ovvero diritti di sfruttamento economico dell’opera, ma anche diritti morali, inalienabili, imprescrittibili, irrinunciabili ed autonomi rispetto a quelli economici.
Il riferimento normativo principale in tal senso è dato dall’articolo 20della citata legge, secondo cui:
“Indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, e anche dopo la cessione dei diritti stessi, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione, ovvero a qualsiasi atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione”.
A difesa della personalità dell’autore, la norma tutela dunque, da una parte, il diritto alla paternità dell’opera e, dall’altra, il diritto all’integrità dell’opera.
Tali diritti non si estinguono con la cessione dei diritti economici e mirano a garantire il legame intellettuale e personale tra l’autore e la sua ‘creazione’.
Quanto all’integrità dell’opera, la giurisprudenza e la dottrina sono concordi nel ritenere che non tutte le modifiche costituiscono violazione dell’art. 20: è necessaria una modifica sostanziale e pregiudizievole.
L’Autore può così opporsi, in via generale, ad ogni intervento sull’opera che ne alteri l’espressione artistica o che ne comprometta il significato, danneggiando l’opera stessa e recando pregiudizio alla reputazione dell’autore, soprattutto se le modifiche sono state operate senza il suo consenso.
Venendo al caso di specie, la vicenda solleva più di una domanda giuridicamente rilevante: fino a che punto quelle modifiche, apparentemente banali, possono considerarsi un mero adattamento testuale o una semplice rielaborazione frutto di libertà artistica? Vi sono invece gli estremi per rinvenire una modifica sostanziale tale da ledere l’identità originaria dell’opera e da risultare pregiudizievole della reputazione dell’autore?
In altri termini, si può far rientrare la modifica contestata nelle scelte interpretative legittime dell’artista, laddove si constati che il rispetto complessivo del brano, nella sua melodia e struttura, rifletta al più la volontà di adattare il testo ad una prospettiva femminile coerente con l’identità artistica di Pausini? O dietro quelle modifiche può rinvenirsi l’intento di alterare in modo rilevante l’opera ed offendere la reputazione dell’autore?
Connesso alla questione, appare, ad ogni modo, il tema della necessità di ottenere il permesso degli aventi diritto primadi apportare modifiche ad un’opera altrui.
Sul punto, a sostegno della cantante, Il 24 settembre 2025, Warner Chappell Music Italiana, editore del brano, diffuse una nota ufficiale in cui si affermava che le versioni realizzate da Laura Pausini erano state curate da Gente Edizioni Musicali «dopo aver ottenuto tutti i diritti e le autorizzazioni necessarie».
Di tutt’altro avviso Grignani che, in risposta, contestò pubblicamente tale dichiarazione, sostenendo che “nessuna autorizzazione alla modifica del testo dell’opera è mai stata rilasciata”, e le presunte autorizzazioni non sarebbero mai state esibite, nonostante la diffida e il clamore mediatico[2].
Vero è che, in ambito musicale, risulta piuttosto diffusa la pratica di rilasciare licenze per versioni adattate (es. per esigenze linguistiche o metriche) di canzoni, così che, in alcuni casi, può risultare perfino sufficiente pagare la SIAE o la società di gestione collettiva alla quale sono iscritti i compositori o gli autori del brano per diffondere mere rivisitazioni di un testo musicale precedentemente interpretato da altri.
Tuttavia, coinvolgere direttamente e in anticipo l’Autore, specialmente nei casi in cui la modifica, sia pur apparentemente banale, possa rivelarsi sostanziale, come il cantante in questo caso sostiene, risulta di certo la via preferibile al fine di non esporsi al rischio di possibili violazioni.
Ebbene, così stando le cose e in assenza di un’intesa tra le parti, solo un analitico approfondimento della vicenda in sede giudiziaria porterà a comprendere se vi siano le dovute autorizzazioni e se le modifiche operate siano o meno tali da costituire “alterazioni pregiudizievoli”, come richiesto dall’art. 20 LDA.
Ad ogni modo, il caso Grignani vs Pausini fin qui testimonia quanto sia difficile trovare il giusto equilibrio tra diritto dell’autore a vedere rispettata l’integrità, oltre che la paternità, della sua opera e, dall’altro, la libertà di reinterpretazione artistica e le prassi consolidate dell’industria musicale.
La vicenda induce a riflettere, inoltre, sul fatto che tutelare i diritti d’autore non significa solo garantire un compenso economico per l’utilizzo di un’opera, ma vuol dire anche riconoscere e preservare il legame profondo tra l’autore e la sua ‘creazione’ proprio come, nello specifico, i diritti morali, impongono. Difendere questi diritti, ancor di più nel contesto digitale, in cui la facilità e rapidità di condivisione conferisce ai contenuti una risonanza sempre più ampia, risulta quindi necessario, al fine di evitare che l’espressione originale e creativa degli artisti venga distorta o comunque compromessa.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/La_mia_storia_tra_le_dita_(Laura_Pausini)
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/La_mia_storia_tra_le_dita_(Laura_Pausini)