Galeotto fu il nuovo documentario dei Led Zeppelin, che oggi riapre una ferita vecchia, ma evidentemente mai guarita del tutto.
A oltre 50 anni dalla pubblicazione, infatti, l’iconica canzone dei Led Zeppelin Dazed and Confused torna al centro di una controversia legale. Jake Holmes, cantautore statunitense e autore del brano nella sua versione originale, risalente al 1967, ha da poco intentato una nuova causa per violazione del diritto d’autore contro Jimmy Page, la casa discografica Warner Chappell e Sony Pictures.

Al centro della disputa: il riarrangiamento e l’utilizzo della suddetta canzone, rivisitata da Jimmy Page, durante alcune esecuzioni live degli Yardbirds – gruppo rock britannico noto per aver dato il via alla carriera di tre tra i più grandi chitarristi della storia del rock: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page – incluse nel documentario “Becoming Led Zeppelin, uscito in Italia lo scorso febbraio.

Le origini della disputa: da Holmes ai Led Zeppelin

Questa nuova causa, tuttavia, non è che l’ultima puntata di una storia che ha origine molto tempo fa.
Per analizzare la vicenda nella sua interezza, bisogna correre a ritroso nel tempo fino al 1967, quando Jake Holmes pubblicava la prima versione di Dazed and Confused nel suo album “The Above Ground Sound”.
Pochi mesi dopo, gli Yardbirds iniziarono a suonarne una versione riarrangiata.

Jimmy Page, all’epoca chitarrista degli Yardbirds, aveva ascoltato la versione di Holmes subito prima di un’esibizione della sua band, visto che l’artista folk americano era salito sul palco proprio per aprire un loro concerto: era il 25 agosto del 1967.
Quando la sentì, Page ne rimase molto colpito, tanto che decise di “farla sua”, riarrangiandola con gli Yardbirds, per proporla in una nuova versione nei concerti successivi.
Non solo. Vi era così affezionato che, quando lasciò il complesso, portò con sé anche la “nuova” Dazed and Confused, rielaborandola ulteriormente nel testo con i Led Zeppelin, per trasformarla nel brano che, oggi, tutti noi conosciamo.

Quest’ultima versione della canzone venne poi inclusa nell’album di debutto dei Led Zeppelin (“Led Zeppelin I” del 1969), in cui la composizione venne accreditata unicamente a Page.

Inutile dire che la mancata menzione dell’autore originale, fonte di ispirazione per la rivisitazione di Page, non fu vista di buon occhio dal folk rocker statunitense Jake Holmes.

Per anni, Holmes provò a mettersi in contatto con Page. Senza successo.
Così, nel 2010 il cantante USA intentò una prima causa contro Jimmy Page, conclusa con un accordo extragiudiziale nel 2011.

Da allora, tutte le ristampe dell’album dei Led Zeppelin riportarono l’indicazione “inspired by Jake Holmes”.

La nuova causa: documentari e diritti non riconosciuti

Pace fatta, quindi?
Assolutamente no, perché a distanza di 15 anni è arrivato sulla scena il nuovo documentario dei Led Zeppelin, dove la canzone Dazed and Confused compare nuovamente senza alcuna menzione alla fonte dell’ispirazione di Jimmy Page & Soci, ovvero Jake Holmes.

Il cuore dell’accusa: ogni esecuzione del brano, dal vivo o registrata, costituirebbe secondo Holmes una riproduzione della sua opera originale, e dunque ogni utilizzo a fini commerciali richiederebbe la sua autorizzazione e un relativo compenso.

Nella denuncia, si fa quindi riferimento a violazioni specifiche del diritto d’autore, non solo legate all’uso musicale, ma anche alla distribuzione di contenuti video e documentaristici, che sfruttano la composizione originaria senza alcun consenso.

Diritto d’autore musicale: cosa ci insegna questa vicenda

Il caso mette in luce un principio fondamentale del diritto d’autore: l’opera originale, anche se reinterpretata, non perde la sua protezione. Se la nuova versione mantiene elementi sostanziali della composizione iniziale, l’autore ha diritto a essere riconosciuto.
Inoltre, l’azione legale sottolinea l’importanza di accordi chiari che regolino non solo l’uso discografico, ma anche quello audiovisivo e futuro.

Oggi, infatti, un brano può rivivere in film, documentari, piattaforme streaming e social anche decenni dopo la prima pubblicazione: ignorare questo aspetto può risultare quindi molto pericoloso.

Conclusioni: quando il passato musicale diventa presente legale

La nuova causa Holmes vs Page evidenzia la longevità dei diritti d’autore e la necessità, per artisti ed editori, di una gestione strategica e lungimirante della proprietà intellettuale.

Per le imprese creative, le case discografiche e i produttori audiovisivi, diventa quindi fondamentale rivalutare il proprio archivio con attenzione, per tutelarsi al massimo e prevenire contenziosi futuri. Per gli autori, invece, questo caso rappresenta la prova che è possibile riaffermare i propri diritti anche a distanza di molti anni.