Autore: Fulvio Miraglia

Negli ultimi anni, il motore della crescita mondiale si è spostato sempre più verso ciò che non si può toccare: software, dati, ricerca, brevetti, marchi e design. La seconda edizione del World Intangible Investment Highlights (WIIH), pubblicata congiuntamente da OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale) e Luiss Business School, conferma un trend ormai inequivocabile: dal 2008, gli investimenti in beni immateriali sono cresciuti a un ritmo oltre tre volte superiore rispetto a quelli in beni materiali.

Un punto di svolta silenzioso

Il 2008 segna un momento chiave. Mentre le economie mondiali affrontavano la crisi finanziaria, un cambiamento strutturale prendeva forma: il capitale fisico rallentava mentre il capitale immateriale accelerava.
Tra il 2008 e il 2024, gli investimenti intangibili hanno registrato un tasso di crescita annuo (CAGR)  del 4,1%, raggiungendo nel 2024, solo per le economia analizzate dallo studio, un valore stimato di 7,6 trilioni di dollari. Al contrario, gli investimenti materiali si sono quasi fermati dopo il 2020, frenati da inflazione, incertezza geopolitica e politiche monetarie restrittive.

In questo scenario, gli asset immateriali hanno svolto un ruolo di ammortizzatore, compensando in parte la contrazione della spesa fisica e contribuendo alla tenuta della produttività globale.

Software, dati, marchi e design: i protagonisti invisibili

Il rapporto OMPI–Luiss mostra come gli investimenti in software e banche dati siano oggi la componente più dinamica della nuova economia: +9% tra il 2021 e il 2022, ben al di sopra della media dell’ultimo decennio. Anche i marchi e i design hanno registrato crescite a doppia cifra nello stesso periodo (+12% e +10%), a testimonianza del fatto che l’identità e la percezione del valore contano quanto, e spesso più, della produzione materiale.

L’intelligenza artificiale come catalizzatore

Alla base di questa corsa agli intangibili c’è un protagonista trasversale: l’intelligenza artificiale (IA). L’IA alimenta la crescita degli investimenti immateriali, mentre questi ultimi, a loro volta, costituiscono la base su cui l’Intelligenza Artificiale può svilupparsi e diffondersi.

La produzione e l’adozione dell’IA stanno ridefinendo i modelli di investimento in tre aree chiave:

  • Digitized information – i dati sono la materia prima dell’IA: le imprese investono in infrastrutture di raccolta, analisi e addestramento algoritmico;
  • Innovative property – la ricerca, la progettazione di microchip e la tutela brevettuale rappresentano il cuore della competitività tecnologica;
  • Economic competencies – la trasformazione digitale richiede nuove competenze umane, fiducia organizzativa e processi adattati ai flussi di lavoro integrati con l’IA.

L’IA, dunque, non è solo una tecnologia, ma un moltiplicatore di valore immateriale, capace di catalizzare investimenti trasversali in conoscenza, dati e proprietà intellettuale.

Una nuova economia dell’intangibile

Il quadro delineato dal rapporto OMPI–Luiss è evidente: la crescita economica globale si gioca sempre più sul terreno invisibile degli asset immateriali. In un contesto in cui le macchine si ammortizzano, ma il sapere si moltiplica, la capacità di valorizzare e proteggere la proprietà intellettuale (brevetti, marchi, know-how, design) diventa un fattore determinante per la competitività.

Le imprese che sapranno misurare, tutelare e valorizzare il proprio capitale immateriale non solo resisteranno ai cicli economici, ma potranno guidare la prossima ondata di innovazione globale.