Autore: Luigi Tarabbia

Articolo pubblicato in Bugnion News n.24 (Settembre 2017)

Nella percezione comune, settembre porta un filo di malinconia: finisce l’estate, il verde lascia il posto al giallo…per fortuna questo mese ha portato anche un evento speciale: il Gran Premio d’Italia di Formula 1, che si corre nella storica cornice dell’Autodromo di Monza.
Questo evento/luogo (uno dei più antichi e veloci tracciati al mondo, teatro di epici certami e di terribili tragedie) è un’eccellente occasione di vedere da vicino il massimo della tecnologia automobilistica ed è pure un’occasione per intrecciare questo mondo adrenalinico con il più pacato mondo della Proprietà Industriale.

Se infatti è evidente che molti ritrovati sulle F1 possono ben essere invenzioni, questi stessi ritrovati convivono in un’ambiente ad altissimo rateo di innovazione e ad elevatissimi standard di segretezza: paradossalmente in questo ecosistema la presenza di un brevetto potrebbe non essere il miglior strumento di tutela effettiva.

Peraltro, e con buona pace del romanticismo, le Scuderie in gara si battono anche a suon di reclami tecnici: i reclami portano ad indagini invasive dei commissari FIA ed i risultati delle indagini sono un vettore di “pubblicazione” (ricordate la spy-story Ferrari vs. McLaren, o il mass damper nel muso delle Benetton?) che rende difficile una copertura brevettuale postuma.

Va poi rimarcato il trend tecnologico emerso negli ultimi 20 anni di gare: se ai tempi d’oro della F1 la ricerca partiva dai campi di gara approdando alla produzione, oggi il flusso può andare in senso opposto (un esempio? i sistemi di gestione di trazione/stabilità, importati e via via “mimetizzati” per aggirare i regolamenti).

Gli stessi regolamenti hanno un effetto livellante – fortissimo, negli ultimi anni – sui lavori degli ingegneri, e nella logica brevettuale ciò diminuisce (o peggio annulla) l’inventività dei risultati.

Last but not least, in veicoli così spinti spesso si usano parti funzionali dedicate ad un singolo evento/tracciato di gara (tipicamente, gli pneumatici): queste soluzioni sono perlopiù inutilizzabili al di fuori di quella competizione e quindi non ha senso darne copertura brevettuale.

Ma il bello del mondo delle corse, con buona pace dell’ormai pensionato “zio Bernie”, è che in altre formule (Le Mans Series, “formula E”) la ricerca lavora ancora con un flusso di trasferimento compatibile al 100% con gli strumenti di Intellectual Property: possiamo ancora godere di spettacolo e di innovazione…e di tutela.

Buon GP a tutti e…per dirla alla Mario Andretti…se tutto è sotto controllo non stai andando abbastanza veloce!

© BUGNION S.p.A. – Settembre 2017