Cambiano le tendenze ma le vecchie abitudini non muoiono mai. Anzi.
Non è bastata una pandemia da Covid-19 a placare il fenomeno del commercio di merci contraffatte, che, stando all’ultimo Intellectual Property Crime Threat Assessment, prodotto congiuntamente da Europol e Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), risulterebbe addirittura aumentato.

“Un incremento che purtroppo non rappresenta una sorpresa, la crescita è costante da anni – spiega Simone Verducci Galletti, consulente italiano ed europeo in Marchi e Modelli e membro del Cda di Bugnion -. I dati del 2019 non sono in grado di darci il quadro esatto di come la situazione durante il periodo pandemico sia peggiorata; tuttavia, è certo che il Covid-19 ha contribuito a mutare i comportamenti dei consumatori, dando un impulso senza precedenti agli acquisti on-line”.

L’emergenza sanitaria, infatti, ha spinto le reti criminali ad adeguare il proprio “business plan” alla nuova domanda mondiale, evidenziando un crescente interesse nel commercio di medicinali e integratori, oltre che di strumenti sanitari come le mascherine, ma anche di alimenti e bevande, aprendo così a un grave rischio per la salute dei consumatori.

Secondo gli ultimi dati diramati dall’OCSE e dall’EUIPO, le importazioni di merci piratate avrebbero raggiunto i 119 miliardi di Euro nel solo 2019: un dato che equivale al 5,8 % del valore di tutte le merci che entrano nell’UE.

Il rapporto prosegue sottolineando l’approdo delle organizzazioni criminali al mondo digitale e online, diventato rapidamente lo strumento prediletto per contattare direttamente i consumatori, reperire i loro componenti e utilizzare i social network a proprio vantaggio. “Gli acquisti sui canali on-line rappresentano un rischio che i brand owners devono considerare con sempre maggiore attenzione rispetto al passato – avverte Simone Verducci Galletti -.  Anche piccole realtà di successo, a mio parere, dovrebbero iniziare a considerare delle policy di brand protection che in passato erano quasi esclusivamente ad appannaggio dei grandi marchi”.

A guidare la classifica dei Paesi “pirati” c’è la Cina, da cui proviene oltre il 50% delle merci contraffatte; seguono Grecia (22%), Hong Kong (11%) e Turchia (10%). Questi prodotti illeciti continuano per lo più a provenire da Paesi terzi, ma appaiono in aumento anche i laboratori illegali sorti all’interno dell’UE, difficili da individuare anche perché spesso vengono approntati con risorse e tempistiche relativamente limitate.

Un fenomeno sempre più preoccupante, tanto che la violazione dei diritti di Proprietà Intellettuale è stata inserita tra le priorità dell’UE nella lotta alla criminalità organizzata per il triennio 2022-2025, nell’ambito della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT).

Una tendenza che, ora, dovrà confrontarsi anche con un quadro geo-politico in costante evoluzione, a causa della guerra tra Russia e Ucraina: “E’ difficile capire quale deriva prenderà il mercato. È possibile che alcune opportunità si chiuderanno del tutto, per ragioni politiche o per ragioni imposte dalle sanzioni – chiarisce Verducci – e questo, sotto certi aspetti, potrebbe rallentare la circolazione di merci tra Stati, compresa però quella delle merci contraffatte. La crisi delle materie prime, peraltro, impatterà anche sui produttori “pirata”, riducendone i margini e, quindi, l’incentivo alla produzione. Non basta – prosegue -. In questi giorni il governo russo ha dichiarato guerra anche alla Proprietà Intellettuale, sospendendo di fatto i diritti di PI legati alle imprese appartenenti a “Stati e territori stranieri che hanno commesso atti ostili contro la Federazione russa”, tra cui l’Italia. (Russian war affects tech and IP | The National Law Review). Ciò significa che una parte del mondo potrebbe essere invasa da prodotti non originali con marchi contraffatti, senza che i titolari abbiano alcuna possibilità di difendersi.  Se si pensa che la Cina, il maggior player mondiale nel mercato della contraffazione, non pare prendere le distanze dalle scelte russe, lo scenario appare sicuramente inquietante e denso di nubi. Purtroppo, non solo per la PI”.