Grazie alla difesa del team di Bugnion Legal, Ffauf Italia vince il contenzioso contro Inditex impedendo la registrazione del marchio Zara nei servizi di ristorazione.

Il Tribunale dell’Unione Europea dice “No” ai tentativi di espansione del brand Zara del gruppo iberico Inditex nel mondo del food. Il semaforo rosso è arrivato a seguito di una battaglia legale tra il colosso dell’abbigliamento spagnolo e l’azienda Ffauf Italia, che si è opposta alle mire espansionistiche di Inditex a tutela e difesa del proprio marchio, anch’esso a nome Zara ma registrato per prodotti alimentari, in Italia, già nel lontano 1969, e successivamente anche in numerosi paesi dell’Unione Europea.

La richiesta di Inditex di registrare il proprio marchio Zara per il food risale al 2010, quando la multinazionale spagnola dell’abbigliamento che controlla anche marchi come Pull&Bear, Massimo Dutti e Bershka, si rivolse all’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) per estendere il marchio Zara anche a tutti quei prodotti e servizi legati al cibo e alla ristorazione.
Da qui nasce uno dei fronti della battaglia legale che Ffauf e la sua “Pasta Zara” hanno ormai da anni in corso con l’azienda spagnola, la quale pretenderebbe di estendere la portata della sua esclusiva sul segno Zara anche a settori che nulla hanno in comune con l’abbigliamento.

La difesa di Ffauf nel contenzioso con Inditex, che si è protratto per oltre un decennio, spostandosi dalla sede amministrativa a quella giudiziaria, è stata affidata al team legale di Bugnion Spa, società leader in Italia e in Europa nel campo della tutela dei diritti di Proprietà Intellettuale.

A mettere per il momento la parola fine a questo fronte della disputa, al netto di eventuali e ulteriori ricorsi, ci ha pensato in queste settimane il Tribunale dell’Unione Europea, che ha ufficialmente confermato la decisione dell’EUIPO di rigettare la richiesta di Inditex di estendere il proprio marchio ai servizi di ristorazione e alle caffetterie. “Una sentenza che ci vede molto soddisfatti – spiega il team di Bugnion Legal, composto dagli avvocati Paolo Creta, Benedetta Costa, Martina Lazzarotto, insieme al consulente Marchi e Design Mauro Bronzini -. Nonostante la tenacia e il livore della controparte abbiamo dimostrato chiaramente come il marchio “Pasta Zara” fosse di molto precedente alla richiesta avanzata da Inditex, risalente al 2010. Quello di Ffauf infatti è un marchio che vede le sue origini negli anni ’30, quando il nonno dei 4 fratelli che attualmente gestiscono la società decise di trasferire il proprio stabilimento a Zara, in Croazia, per ampliare il proprio business nella produzione di pasta – chiariscono i legali di Bugnion -. In seguito ci fu la guerra civile in ex Jugoslavia, che portò alla chiusura dello stabilimento e al rientro in Italia, finché negli anni ‘60 i vertici societari decisero di associare alla propria pasta il nome Zara proprio in memoria del nonno e di quella prima fabbrica realizzata in Croazia”.

Una disputa tutt’altro che semplice perché, dal canto suo, Inditex ha provato in tutti i modi a far valere la propria posizione, soffermandosi prima su una “assenza di interferenza tra i due marchi” e poi sul fatto che i marchi Zara di Ffauf posti a fondamento dell’opposizione alla registrazione del marchio di Inditex, e usati in particolare per la pasta, fossero decaduti in alcune categorie merceologiche (come sughi e condimenti) a causa di un “mancato utilizzo”. “Grazie a un lavoro di ricerca certosino siamo stati in grado di portare sufficienti prove a dimostrazione del pieno utilizzo da parte di Ffauf dei marchi Zara in campo alimentare (non solo per la pasta ma anche per prodotti affini, con il brand Le Delizie Zara) – continua il team di legali di Bugnion – circostanza che ha portato il Tribunale dell’Unione Europea a confermare l’opinione della Commissione dei Ricorsi dell’Euipo, secondo la quale la concessione del marchio Zara di Inditex per servizi di ristorazione avrebbe leso il diritto di esclusiva spettante a Ffauf”.

Un grande risultato ottenuto contro un colosso internazionale, che da anni ormai sta cercando di espandersi nel campo della ristorazione ma che a seguito del verdetto emanato dal Tribunale dell’Unione Europea dovrà ora rivedere le proprie strategie di mercato, a breve e lungo termine.