C’è grande fermento intorno al nuovo Codice che regolamenterà la tutela e valorizzazione dei diritti di Proprietà Intellettuale e Industriale. Dopo aver ricevuto l’approvazione al tavolo del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge è in questi giorni al vaglio del Parlamento, anche se le principali novità introdotte dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti sembrano ormai chiare.

“Il principale obiettivo è quello di allinearsi alle normative europee, con una forte spinta alla semplificazione e alla digitalizzazione e una maggiore flessibilità nei pagamenti delle tasse connesse al deposito di Brevetti – spiega Simone Milli, consulente europeo in Brevetti, Marchi e Design di Bugnion Spa -. Se fino ad ora un’impresa era obbligata a versare immediatamente gli oneri connessi alla richiesta di tutela di un Brevetto, pena la mancata protezione della sua invenzione, il nuovo Codice prevederà invece una maggiore flessibilità, dando un mese di tempo alle imprese per pagare le tasse dopo la richiesta Brevetto: un’iniziativa importante che va incontro alle esigenze delle aziende, regalando un’ulteriore spinta agli investimenti e al trasferimento tecnologico delle invenzioni dal mondo della ricerca a quello produttivo”.

Altro aspetto importante riguarda i poli fieristici, che porta alla possibilità di proteggere temporaneamente tutti i Design e Modelli presentati in Fiera. “Anche in questo caso si tratterebbe di un potenziale miglioramento rispetto al presente, che permetterebbe alle aziende di esporre prima i propri progetti, per poi rivendicarne la protezione mediante un deposito formale solo in un secondo momento – chiarisce Milli –. Tante volte abbiamo visto espositori portare in Fiera prodotti innovativi ma di cui non si conosceva il vero potenziale: quando poi si solleva l’interesse e capiscono di aver qualcosa di valore tra le mani, veniamo chiamati in emergenza per proteggere la loro idea da eventuali competitor. Grazie a questa “deroga”, invece, noi professionisti potremo avere un’arma in più per proteggere un Disegno o Modello anche dopo la sua esposizione al pubblico, senza rischiare che qualche competitor possa rubarne i diritti”.

Sempre in ambito fiera poi, si assiste a un’apertura anche a eventuali misure di carattere giudiziario: “Bisogna ancora capire esattamente come sarà normata, ma con il nuovo Codice sarà più semplice anche effettuare una richiesta di sequestro in Fiera, nel caso di prodotti esposti che violino gli altrui diritti di Proprietà Intellettuale – continua Simone Milli -. Ad oggi, infatti, un sequestro in fiera può essere richiesto solo attraverso l’intervento di un giudice attraverso una procedura penale, che tendenzialmente richiede tempistiche piuttosto lunghe, che spesso sforano la durata stessa della Fiera, rendendo dunque l’intera procedura piuttosto inutile. Pare invece che con i nuovi aggiornamenti questo iter sarà molto più facile da attivare, sebbene su questo punto persistano ancora diverse ombre, che speriamo vengano chiarite una volta ottenuto il via libera dal Parlamento”.

Un altro snodo importante riguarda la ricerca universitaria: con l’attuale sistema infatti i diritti legati al Brevetto di nuove invenzioni sono in capo al ricercatore o al docente, sebbene l’Università abbia comunque i diritti sfruttamento e licenza. “Un unicum che esiste solo in Italia – precisa ancora Milli – mentre all’estero non è così, soprattutto in Germania. Il nuovo Codice – prosegue – andrà quindi a invertire questo principio, dando la titolarità del Brevetto all’Università, mentre il ricercatore sarà riconosciuto come autore. L’intenzione è quella di favorire e incentivare la brevettazione in ambito accademico, stimolando quindi ricerca con le Università, che saranno sempre più propense a trasformare un progetto “sulla carta” in qualcosa di pratico: immaginatevi un team di ricerca composto da tre persone, che si dividono equamente i diritti di PI legati alla propria innovazione: in questo caso, prima di poter cedere i diritti di questa invenzione a terzi, affinché la sviluppino in un prodotto vero e proprio, bisognerebbe avere il consenso di tutto il team, rendendo quindi la procedura più complessa e farraginosa. Al contrario, avendo la sola Università come referente, l’intera gestione di questo processo diventa più semplice, agile e veloce, con un guadagno per tutta la ricerca”.

Non manca però anche qualche perplessità, soprattutto sul fronte della mancata introduzione di una procedura di Opposizione per i Brevetti nazionali italiani, al contrario di quanto già avviene per i Brevetti europei di fronte all’EPO: “Un peccato, perché questa consentirebbe di attaccare un eventuale brevetto di un concorrente, qualora si disponesse di idonea documentazione, senza dover per forza avviare una causa di nullità – precisa Milli -, come invece avviene oggi. Oltre ai minori costi, assisteremmo a un risparmio anche nei tempi, dato che una causa può protrarsi facilmente per 3 o 4 anni mentre un’Opposizione potrebbe dimezzare le spese e avere un decorso decisamente più rapido”.

Il nuovo Codice di Proprietà Industriale sembra quindi avere il potenziale per favorire e stimolare la crescita e lo sviluppo di idee e progetti innovativi nel nostro Paese, con la speranza però che le ombre che ancora insistono in qualche suo passaggio possano essere presto dissipate a seguito del passaggio alle Camere.