Autore: Davide Anselmi

Articolo pubblicato in Bugnion News n.35 (Luglio 2019)

Di recente Zuckerberg ha annunciato l’ingresso sui suoi social di una nuova valuta denominata “Libra” che sarà operativa indicativamente dal 2020. Tuttavia, il fondatore di Facebook non sembra essere l’unico interessato alle criptovalute. Anche Amazon, Samsung e altri colossi dell’elettronica si stanno muovendo nella stessa direzione. Sarà l’inizio di una nuova era finanziaria?

Certamente avere più di due miliardi di utenti registrati ed avere la gestione della maggior parte dei messaggi veicolati in tutto il mondo (stiamo ovviamente parlando di Facebook e WhatsApp) non deve essere un vantaggio da poco in un’era in cui l’economia si muove via Internet ed in cui investire online sta diventando un’abitudine sempre più comune.

Lo dimostra il successo avuto da diversi operatori, come i broker online, che stanno diventando una risorsa chiave nel modo dell’economia. Soprattutto se sposano il principio dei social media, dando agli utenti l’opportunità di discutere, su una community, di investimenti e prospettive economiche.

A questo si aggiunge il fatto che, a breve, ci saranno dei cambiamenti normativi che coinvolgeranno i big dell’e-commerce quando, per settembre, si dovranno adeguare alle nuove regole europee sui pagamenti elettronici (Direttiva UE n. 2015/2366 sui servizi di pagamento PSD2) volti a ridurre le frodi.

In tale complesso quadro regolatorio, l’introduzione di una moneta virtuale, libera da tradizionali circuiti di controllo come quelli bancari, potrebbe essere una garanzia di successo specialmente per una piattaforma social come Facebook già molto affermata in rete.

Va anche notato che nel panorama mondiale vi sono altri players già attivi, come i colossi tech cinesi Tencent e Alibaba, che utilizzano già le piattaforme di pagamento virtuale WeChat Pay (funzione dell’app WeChat di proprietà del colosso Tencent) o Alipay (di Alibaba). Come riporta Forbes, WeChat infatti è una social app usata da circa un miliardo di persone, con il 25% di esse che vi accede più di 30 volte al giorno mentre WeChat Pay è uno dei primi operatori finanziari in Cina con una stima di un milione di transazioni al minuto sulla piattaforma.

Pertanto, i numeri in gioco cominciano a farsi interessanti. E quando la competizione è alta, la proprietà intellettuale può fare la differenza. Ad esempio, accaparrarsi l’esclusività sull’utilizzo di particolari sistemi per criptare i dati o per la sicurezza nelle transazioni elettroniche può spostare in modo significativo i fatturati in gioco.

Ad esempio, sembra che Microsoft e Nike, stiano lavorando su brevetti che si inseriscano nel mondo delle criptovalute.

L’anno scorso Amazon ha registrato una serie di nuovi domini relativi alla crittografia, tra cui AmazonEthereum.com, AmazonCryptocurrency.com e AmazonCryptocurrencies.com.

A maggio Amazon ha anche depositato un brevetto per esaminare i sistemi crittografici, in particolare si rivolge agli alberi Merkle, uno strumento di verifica dei dati per costituire il lavoro richiesto in una configurazione PoW.

Stando a quanto riportato dal sito di notizie “The Block” Facebook avrebbe acquisito i diritti sul marchio “Libra” per lavorare al suo progetto nel settore delle criptovalute.

In altre parole, ogni player sta mettendo giù i propri “paletti” per difendere la porzione di business che sarà legata alle criptovalute. Pertanto, se questo è lo scenario che si va man mano prospettando, è probabile che nel futuro assisteremo al nascere di altre “lotte legali” tra colossi dell’elettronica per violazione di titoli di proprietà intellettuale come quelle attualmente in corso tra Samsung ed Apple!

Staremo a vedere come evolverà la situazione.

© BUGNION S.p.A. – Luglio 2019