Nonostante esistano da secoli, i tatuaggi sono diventati sempre più popolari negli ultimi anni. Si consideri infatti che, secondo le stime attuali, oggi sono oltre due miliardi le persone nel mondo che hanno almeno un tatuaggio.

Questi rappresentano una forma di espressione personale, di arte e talvolta anche una forma di pubblicità border-line.

Tuttavia, cosa succederebbe se, ad esempio, qualcuno decidesse di utilizzare il tuo tatuaggio senza il tuo consenso? Ebbene, anche con i tatuaggi possono sorgere problemi connessi al Diritto d’autore.

Invero, spesso vi è l’erronea convinzione che l’individuo che si fa un tatuaggio ne possieda automaticamente anche i diritti. Peccato che la maggior parte delle volte non sia così.

Infatti, i diritti solitamente appartengono all’artista che ha creato il tatuaggio, purché ovviamente lo stesso soddisfi, al pari di ogni altra opera protetta dal Diritto d’autore, i crismi dell’originalità e del carattere creativo.

Risulta cruciale comprendere che la protezione del Diritto d’autore si applica solo alle opere originali ed ai tatuaggi personalizzati e non copre i disegni generici comunemente trovati nei cataloghi od ampiamente disponibili online. L’originalità, infatti, costituisce il fattore primario nel determinare se un’opera è idonea o meno ad assurgere alla protezione legale. Al contrario, Il “portatore” del tatuaggio può essere proprietario del tatuaggio “fisico”, ma i diritti d’autore del disegno rimangono, come abbiamo visto, dell’artista.

Nel complesso, la proprietà dei tatuaggi coinvolge un equilibrio tra l’espressione artistica dell’autore e il diritto all’autonomia del corpo del destinatario dell’opera e questo, come vedremo, può portare al sollevamento di una serie di criticità.

In ogni caso, dalla tutela autoriale ne discende che spetta all’artista, inter alia, il diritto di sfruttamento economico, nonché di distribuzione del tatuaggio. I diritti esclusivi dell’artista sono quindi minacciati se un’altra parte tenta di utilizzare lo stesso lavoro senza prima ottenere il suo permesso, che, spesso e volentieri, viene formalizzato e cristallizzato sottoforma di licenza. Ciò significa che l’artista, ad esempio, può richiedere il rilascio di royalties per replicare o riprodurre il tatuaggio su altri supporti.

Purtroppo, i casi di infrazione del Diritto d’autore che coinvolgono i tatuaggi stanno diventando sempre più comuni. Dalle aziende di abbigliamento agli studi cinematografici, molte entità hanno utilizzato tatuaggi senza l’autorizzazione adeguata, favorendo l’insorgere di battaglie legali, multe e persino casi di danni alla reputazione ed all’immagine.

I Precedenti

Due esempi emblematici includono la vertenza tra Solid Oak Sketches, LLC Vs. Take-Two Interactive Software e la vicenda riguardante l’atleta professionista NBA LaMelo Ball.  

Con riguardo alla prima, nella sentenza del 26 marzo 2020, la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Sud di New York ha affrontato questa materia, stabilendo un precedente significativo.

La Corte ha esaminato il caso in cui le sembianze di tre giocatori della NBA (segnatamente: Eric Bledsoe, LeBron James e Kenyon Martin) sono state utilizzate in un videogioco di basket senza una licenza d’uso specifica per i tatuaggi inclusi in tali rappresentazioni. La questione principale riguardava la violazione dei diritti di copyright dei tatuaggi, detenuti da Solid Oak Sketches.

In estrema sintesi, i giudici hanno basato la loro decisione su diversi fattori chiave, tra cui:

  1. Acquisizione dei Diritti d’Autore: La Corte ha rilevato che Solid Oak avrebbe ottenuto i diritti d’autore sui tatuaggi solo dopo che questi sono stati applicati ai giocatori di basket. Questo suggerisce che il processo di trasferimento dei diritti d’autore sui tatuaggi può variare in base alle circostanze.
  2. Violazioni Minime del Copyright: La Corte ha riconosciuto che le violazioni di copyright che sono di minima entità possono non essere perseguibili. Nel caso in questione, i tatuaggi erano visibili solo fino all’11% delle loro dimensioni reali nel videogioco, riducendo così l’entità della presunta violazione.
  3. Licenze Implicite non Esclusive: La Corte ha evidenziato l’esistenza di licenze implicite non esclusive tra i tatuatori e i giocatori di basket, suggerendo una sorta di accordo implicito per l’utilizzo dei tatuaggi nei media, inclusi i videogiochi.

Sebbene i tatuaggi siano considerati opere d’arte e godano di tutela autoriale, la loro peculiarità nell’essere applicati al corpo umano può generare complessità legate ai diritti di Proprietà Intellettuale. Come anticipato, ad esempio, sorgono questioni quando il proprietario del corpo non detiene il copyright dell’opera (il tatuaggio) o quando il tatuaggio è una copia contraffatta di un’opera protetta da copyright di terzi.

Inoltre, se i tatuaggi rappresentano elementi identificativi di una cultura, potrebbero sorgere questioni di appropriazione culturale. È fondamentale quindi considerare sia i diritti del soggetto rappresentato che i diritti del titolare del copyright del tatuaggio.

Questa sentenza illustra l’importanza di valutare attentamente i diritti di Proprietà Intellettuale quando si creano videogiochi o altri media in cui rientrano anche dei tatuaggi. Gli accordi chiari e le licenze adeguate sono essenziali per evitare controversie legali e proteggere i diritti di tutte le parti coinvolte.

Accanto a questa importante sentenza, e sempre legata al mondo professionistico americano, ha fatto molto discutere la decisione dello scorso novembre da parte dell’NBA di “far coprire” con una banda (almeno inizialmente) il tatuaggio raffigurante il marchioLF” posto sotto l’orecchio sinistro dell’atleta LaMelo Ball.  

In particolare, secondo gli organi direttivi dell’associazione sportiva, il tatuaggio in questione violerebbe il “Collective Bargaining Agreement” (l’accordo collettivo stipulato dai giocatori NBA), in quanto rappresenterebbe il logo della linea di abbigliamento dello stesso atleta; Infatti, ai sensi dell’Art. 538, IV comma dell’Accordo collettivo: “un giocatore non può, durante una partita dell’NBA, mostrare alcun nome, marchio, logo o altra identificazione commerciale, promozionale o di beneficenza , incluso, ma non solo, sul corpo, sui capelli o in altro modo.” Si desume dal tenore letterale della normativa soprariportata, come la stessa Associazione abbia appositamente previsto il divieto per ogni atleta di poter sfruttare i tatuaggi per promuovere commercialmente i propri marchi.

Dal canto suo, il giocatore si è difeso sostenendo che il tatuaggio non fosse riferito alla propria linea di abbigliamento, rappresentando al contrario le iniziali “LF” del suo secondo nome, che per esteso è LaMelo LaFrance Ball.

Lo scorso gennaio l’NBA, senza rilasciare le motivazioni, ha “ribaltato” la sua stessa decisione, permettendo al giocatore di tenere scoperto il tatuaggio contestato.

Giunti a questo punto, a prescindere dall’esito della vicenda, risulta assolutamente pacifico come intorno alla presente tematica si stia sviluppando un sempre crescente interesse.

Conclusioni

In conclusione, l’infrazione del Diritto d’autore sul tatuaggio è un problema complesso che richiede una duplice riflessione, sia sui diritti dell’artista che su quelli del “committente”.

A parere di chi scrive, e con l’aumentare della popolarità dei tatuaggi, diventa più importante che mai che entrambe le parti siano consapevoli dei loro obblighi e che si crei quindi una sempre maggiore sensibilità sul tema, cercando di contenere al minimo l’insorgere di potenziali vertenze.