Autore: Nadia Adani

Articolo pubblicato in Bugnion News n.22 (Giugno 2017) 

La dimensione dell’avversario non sempre conta.

Ce l’ha insegnato Davide contro Golia, ce lo ricorda oggi la vittoria di GlassUp su Google.
La giovane società italiana hi-tech produttrice di smart glasses, infatti, è stata assistita da Bugnion Spa in una faticosa bagarre contro il colosso di Mountain View che si è conclusa con l’ottenimento della registrazione del proprio marchio in tutte le classi merceologiche desiderate.

Una storia iniziata nel 2012, quando GlassUp ha depositato presso l’U.I.B.M la domanda di registrazione del marchio denominativo “GlassUp”, per contraddistinguere apparecchi tecnologici e, in particolare, strumenti ottici per la registrazione (classe 9) nonché giocattoli e articoli vari per lo sport (classe 28). Google ha immediatamente presentato opposizione chiedendo all’U.I.B.M. di respingere la domanda di registrazione del marchio “GlassUp”, in quando ritenuto altamente confondibile con i propri marchi comunitari “GOOGLE GLASS” e “GLASS”, anch’essi utilizzati per contraddistinguere apparecchiature tecnologiche (classe 9).

L’U.I.B.M, in linea con le motivazioni mosse da Google, ha parzialmente respinto la domanda di marchio ‘GlassUp’ con specifico riferimento agli “apparecchi per la registrazione, la trasmissione e la riproduzione dell’immagine”. GlassUp quindi, determinata ad ottenere la registrazione del marchio per tutti i propri prodotti, ha depositato ricorso innanzi alla Commissione dei Ricorsi.

Dopo una serie di botta e risposta tra i rispettivi avvocati difensori, la Commissione dei Ricorsi, accogliendo la tesi dei legali di GlassUp, ha ritenuto che il marchio di Google “GLASS”, utilizzato per contraddistinguere “occhiali per la realtà aumentata”, debba ritenersi debole a fronte della sua portata descrittiva. Allo stesso tempo, quanto all’altro marchio posto da Google alla base della propria opposizione, “Google Glass”, la Commissione dei Ricorsi ha ritenuto che il cuore del marchio sia unicamente il segno supernotorio “Google” e non l’elemento descrittivo “Glass”.

La Commissione dei Ricorsi, respingendo l’opposizione del colosso americano, ha così accolto il ricorso di GlassUp accendendo luce verde alla registrazione del marchio in tutte le classi merceologiche inizialmente richieste.

© BUGNION S.p.A. – Giugno 2017