Articolo pubblicato in Bugnion News n.41 (Aprile 2020) – Ascolta la versione Audio

avuto effetti imprevedibili in svariati aspetti della realtà. Alcuni di questi rivestono un particolare interesse anche dal punto di vista dei brevetti e vorremmo qui riportare una vicenda che si snoda su due fronti. Questa doppia storia ci piace particolarmente perché ci dice di una fine artigianalità hi-tech nonché di una radicata arte di sapersi arrangiare, ma in salsa 4.0.

All’inizio di tutto c’è una disperata richiesta d’aiuto. Il 12 marzo, quando in provincia di Brescia il contagio da coronavirus si diffondeva quotidianamente ad un ritmo del 25%, l’ospedale di Chiari rilevava la mancanza a magazzino di un certo tipo di valvole Venturi, necessarie per l’uso dei cosiddetti caschi CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) che vengono impiegati nella terapia sub-intensiva, allo scopo dunque di agevolare la respirazione di pazienti in condizioni difficili ma non tali da dover essere intubati.

Naturalmente la prima richiesta è stata rivolta a Intersurgical S.p.A., il fornitore ufficiale, che si trovava a sua volta all’apice della crisi emergenziale e sommersa di ordini per i kit che contengono anche la valvola Venturi in questione. Per avere un’idea di ciò che ha dovuto affrontare la filiale italiana di Intersurgical, basti considerare che dai primi di marzo è passata da 50 a 89 dipendenti e che la produzione giornaliera è passata da 200 a ben 1000 caschi CPAP al giorno. In queste condizioni, non avendo pezzi a magazzino, Intersurgical si è resa disponibile per produrne di nuovi entro un paio di giorni, ma i ritmi dell’emergenza non concedevano tutto quel tempo.

L’ospedale di Chiari ha dunque lanciato una richiesta di aiuto che il “Giornale di Brescia” tramite il direttore Nunzia Vallini, ha girato al professor Massimo Temporelli, promotore e coordinatore di una rete di fablab cioè laboratori di stampa 3D. In breve tempo l’appello di Temporelli è stato raccolto da Isinnova, una start-up bresciana specializzata nella stampa 3D e nella realizzazione di prototipi conto terzi. Per procedere alla realizzazione della valvola, Cristian Fracassi e Alessandro Romaioli di Isinnova, hanno contattato a loro volta Intersurgical per ottenere i disegni costruttivi. Nonostante la stima per l’iniziativa e la piena solidarietà dal punto di vista umano, Intersurgical ha ritenuto di doversi attenere scrupolosamente allo stringente quadro regolatorio entro il quale opera normalmente e al quale non ha derogato nemmeno in occasione del terremoto che ha colpito il distretto di Mirandola nel 2012. È bene notare anche che il Ministero della Salute non ha mai trasmesso alcuna variazione del regolatorio che Intersurgical e le altre aziende biomedicali devono rispettare. In conclusione dunque Intersurgical ha dovuto negare i disegni, costringendo Isinnova a procedere ad un vero e proprio reverse engineering della valvola.

Secondo alcune fonti sembrerebbe che Intersurgical abbia addirittura minacciato una causa per contraffazione brevettuale, ma questa eventualità è stata categoricamente smentita da entrambe le parti.

In definitiva, Isinnova è riuscita nella realizzazione delle valvole ed è riuscita a farlo in tempi rapidissimi, basti pensare che tutta la trafila descritta sopra (dal coinvolgimento di Temporelli alla realizzazione del primo esemplare) ha richiesto solo 6 ore e che alle 19.30 del 14 marzo, lo stesso Temporelli dichiarava che ben 10 pazienti erano già in terapia grazie alle valvole non-ufficiali.

Naturalmente la legge non prevede eccezioni e la definizione di contraffazione prescinde dal fatto che ci sia in corso una qualsiasi tragedia, compresa l’attuale pandemia da coronavirus. Per questo motivo, se in ipotesi Intersurgical avesse un brevetto sulla valvola in questione e volesse azionarlo contro Isinnova, in linea di principio potrebbe farlo. Ben sapendo che Intersurgical ha chiarito in ogni sede di non aver alcuna intenzione di procedere in questo senso, è bene notare che difficilmente potrebbe ottenere qualcosa di più che una brutta figura di fronte all’opinione pubblica. Infatti, se anche un giudice di sentisse di accertare la contraffazione, il calcolo dei danni porterebbe probabilmente ad una ben magra compensazione, visto che le valvole contraffatte vengono cedute gratuitamente e che difficilmente Intersurgical potrebbe dimostrare un calo di fatturato dovuto alla contraffazione stessa.

Come detto all’inizio, quella che stiamo raccontando è una storia doppia e infatti c’è un seguito, che è quasi più interessante di quanto raccontato finora. Sempre in tema di terapia sub-intensiva, a fronte della enorme richiesta di dispositivi CPAP, il dottor Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, ha avuto l’idea di modificare una maschera granfacciale da snorkeling in un dispositivo CPAP di emergenza. Per realizzare questa idea, dopo aver avuto notizia della vicenda delle valvole di Chiari, si è rivolto proprio a Fracassi di Isinnova che ancora una volta ha raccolto la sfida. La scelta della maschera è ricaduta sul modello Easybreath di Decathlon, perché molto economico e disponibile in moltissimi esemplari distribuiti quasi capillarmente sul territorio, messi a magazzino in vista della stagione estiva. Anche in questo caso il successo dell’operazione sembra evidente. L’ampia disponibilità della maschera e la possibilità di condividere i file per la stampa 3D consentono una produzione molto diffusa, al punto che il 25 marzo le maschere Easybreath modificate erano in uso in ben 11 ospedali italiani e in 4 ospedali esteri. Dopo qualche giorno di prudenza e di verifiche interne, il 1° Aprile Decathlon ha dichiarato di sposare completamente il progetto e di donare ben 30.000 maschere agli ospedali francesi. Oltre che per la terapia respiratoria sub-intensiva infatti, le maschere possono essere utili anche per il personale sanitario come schermi di protezione facciale.

In questo caso Fracassi ha inoltre dichiarato che, pur concedendo gratuitamente a chiunque l’uso della sua invenzione, ha comunque pensato di brevettarla, al solo scopo di impedire che altri ne potessero trarre vantaggio in modo indebito. È curioso notare come un’evenienza simile sia anche prevista dal Codice della Proprietà Industriale laddove, all’Articolo 80, prevede la cosiddetta licenza di diritto, fattispecie nella quale il titolare del brevetto offre al pubblico licenza per l’uso non esclusivo dell’invenzione. A fronte della licenza di diritto (che non è escluso possa essere gratuita) il comma 5 concede al titolare il dimezzamento delle tasse di rinnovo annuali.

© BUGNION S.p.A. – Aprile 2020