Vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro un film campione di incassi?
Ricerca, innovazione, anni di test e ingegno umano all’ennesima potenza. Oppure, in altre parole, tanta Proprietà Intellettuale.

Ecco cosa unisce a doppio filo film colossal come la trilogia del Signore degli Anelli, la saga de Il Pianeta delle Scimmie, il ciclo di The Avengers, l’ultimo King Kong, Hunger Games: la ragazza di fuoco e, ovviamente, i due Avatar, solo per citarne alcuni.
Ebbene, a tessere questo filo sono realtà come Weta Digital: la compagnia fondata nel 1993 con sede a Wellington, in Nuova Zelanda, che si occupa della creazione di effetti speciali digitali unici nel loro genere e che vede tra i suoi fondatori gente del calibro di Peter Jackson, anch’egli neozelandese e già regista di film come Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, tra gli altri.

Quale (e quanto) è allora il lavoro che sta dietro a un successone al botteghino? Per averne un’idea, basta un semplice numero: “47”, ovvero il numero di Brevetti che Weta Digital ha fatto registrare nel solo 2022. Molti dei quali sarebbero riferiti proprio al secondo capitolo di Avatar: la via dell’acqua di James Cameron.
Dalle incredibili migliorie apportate alla skin CGI (computer generated imaginery), ovvero la tuta che permette ad attori veri di impersonare mostri o creature fantastiche generate in computer grafica, fino all’incredibile realismo del gorgoglio dell’acqua, il cui movimento è stato completamente ricostruito a computer; dalle sottilissime rughe della pelle che disegnano le espressioni facciali dei Na’vi fino ai riflessi della luce e alle sfumature di colore delle loro pupille: ogni singolo frame del film, perfino il dettaglio più nascosto, che in pochi saranno in grado di cogliere a prima vista, è stato curato con la massima precisione, per dare vita a un’avventura sul maxi-schermo che, a tratti, sembra addirittura più reale della realtà.

Ma non basta. Perché alla cura maniacale messa nella computer grafica e ai brevetti “record”, bisogna sommare anche le abilità messe in campo (o meglio, in acqua) da tutto il cast, che oltre agli “intoccabili” Sam Worthington e Zoe Saldana (nei panni dei protagonisti, Jake e Neytiri) e al nuovo ruolo per la “solita” Sigourney Weaver, vedrà schierata anche un’attrice che deve parte del suo successo proprio al rapporto che la lega all’acqua: Kate Winslet, l’indimenticabile “Rose” al fianco di Leonardo Di Caprio nel film “Titanic”, sempre di James Cameron.

Molte delle scene di Avatar, infatti sono state girate sott’acqua, aumentando ulteriormente il realismo dei movimenti degli indigeni di Pandora ma complicando non poco il lavoro degli attori. A tal proposito, una menzione speciale non può non andare proprio a Kate Winslet, capace di infrangere il record di apnea per un attore con una ripresa che l’ha tenuta sott’acqua per la bellezza di 7 minuti e 15 secondi. Il primato precedente era stato stabilito da Tom Cruise, che nel 2015, sul set di “Mission Impossible: Rogue Nation”, era riuscito a trattenere il fiato per oltre sei minuti.

A saperlo, viene quasi da pensare, il regista James Cameron avrebbe potuto lasciare spazio a Leonardo di Caprio sui resti galleggianti del Titanic al posto di una Kate Winslet che, tutto sommato, in acqua sembra cavarsela piuttosto bene anche da sola…