Articolo pubblicato in Bugnion News n.17 (luglio 2016)

Sono trascorse tre settimane dal voto britannico e la BREXIT fa ancora parlare di sé. Adesso più che mai.

Le notizie – tante e confuse – che circolavano il giorno dopo il referendum nonché i commentatori – tanti e confusi – che consumavano risme di carta sulla ‘Brexit’ si concentravano su mere ipotesi. Non che ad oggi vi siano certezze ma, quantomeno, un disegno politico ben chiaro del nuovo primo ministro: ‘La GB lascerà l’Unione Europea. Non vi sarà alcun secondo referendum’. Adesso è ragionevole pensare che la consultazione popolare sarà ratificata dal Parlamento e si prevede un biennio per l’effettiva decadenza della GB da membro dell’UE. Insomma, viene meno uno dei mille ‘se’ (quello cruciale) degli scorsi giorni.

Marchi/Modelli

Quale sarà il presumibile impatto della Brexit su Marchi Unione Europea e Modelli Comunitari (ovvero ‘Modelli UE’ la cui dicitura non è stata distrattamente modificata dal Legislatore)?
L’effetto immediato della decadenza della GB da membro dell’UE è la cessazione della validità del Marchio UE e  Modello Comunitario nel territorio britannico. Un Marchio UE (ex Marchio Comunitario) non sarà più valido in GB e, così come per la Svizzera e la Norvegia, sarà necessaria una ulteriore registrazione nazionale rilasciata da ‘UK Intellectual Property Office’. Quanto anzidetto riguarda i nuovi depositi di marchio e modello presso l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale.

Tuttavia, è ragionevole pensare che per i marchi/modelli già registrati, così come avviene in tutte le modifiche territoriali di ampliamento/riduzione della protezione UE (vd. ultime annessioni: Croazia ecc.), sarà prevista una fase transitoria di ‘distacco’ della porzione britannica  per essere inserita nel registro nazionale britannico, quindi, non prevediamo alcun allarme per i marchi già registrati al momento in cui la GB sarà effettivamente e formalmente fuori dalla UE.

Allo stato dei fatti, è sufficiente restare vigili per acquisire qualsiasi ulteriore informazione relativa alla ‘fase transitoria’. Infatti, ai fini della protezione e azionabilità dai propri titoli nel territorio UE non sarà sufficiente un marchio UE/modello comunitario bensì si dovrà pensare nello specifico ad una copertura territoriale britannica.

Registrazione di Modello Internazionale (‘Convenzione dell’Aia’)

A differenza di Italia, Germania, Francia ed altri Paesi, la Gran Bretagna non è un membro dell’Aia, pertanto, da sola non dà alcun accesso alla registrazione internazionale dei modelli. In parole povere, una società italiana, francese e tedesca può accedere direttamente allo strumento della Registrazione di Modello Internazionale in quanto i tre Paesi sono membri della ‘Convenzione Aia’. Fino ad oggi le società britanniche hanno avuto accesso a tale preziosissimo strumento di protezione essendo la Gran Bretagna membro dell’Unione Europea. Tuttavia, fuori dall’UE, i titolari di modelli britannici saranno costretti a registrazioni nazionali in ciascun Paese d’interesse non potendo altresì designare l’Unione Europea.

Per esempio, una società britannica titolare di una registrazione di modello internazionale estesa alla UE sarà costretta ad effettuare 27 depositi nazionali anziché una designazione UE unica. Si immagina che, a causa di questa forte penalizzazione, la GB ratificherà presto la Convenzione dell’Aia.

Per quanto riguarda i modelli internazionali già registrati, così come per i marchi UE e i modelli comunitari, i regolamenti transitori tratteranno la fase di ‘distacco’ della porzione territoriale britannica per una protezione ‘nazionale’.

Brevetto Unitario/Tribunale Unificato dei Brevetti 
Va da sé che ipotizzare gli effetti della Brexit in relazione all’istituto del Brevetto Unitario, ancora in ‘alto mare’, non sarebbe prudente; per non dire che si presterebbe a speculazioni di ‘se’ e ‘ma’ infinite. In effetti, Londra fu selezionata come sede del Tribunale Unificato la cui competenza sarebbe stata limitata ai brevetti in ambito chimico. Si capirà in che modo candidare una nuova sede e, per mera scaramanzia, non menzioneremo come sede sostitutiva una città che comincia per ‘MI’ e finisce con ‘NO’.

La parola d’ordine è ‘attenzione’ e non ‘allarmismo’.

Resterà epico il messaggio twitter di Jeremy J Phillips:

– Gira voce che da qualche parte nel mondo esista uno studio di proprietà industriale che non ha ancora pubblicato un commentino sulla ‘Brexit’ –

© BUGNION S.p.A. – Luglio 2016