C’eravamo tanto amati, poi odiati e poi di nuovo amati.
Cose che accadono, in un mondo sempre in movimento come quello musicale. Soprattutto se sei un artista trend setter come Fedez, non del tutto nuovo a “piroette” e cambiamenti di vedute.

Così, dopo l’addio del 2016, il rapper è tornato ad affidarsi alla SIAE per la tutela del suo diritto d’autore, abbandonando la concorrente Soundreef e chiudendo di fatto il cerchio sulla battaglia (avviata proprio da lui, sette anni prima) per la liberalizzazione del mercato delle cosiddette società di “collecting”, in contrapposizione al monopolio di SIAE.

L’addio tra Fedez a SIAE

La ribellione di Fedez nei confronti della SIAE risale ad aprile 2016, a seguito della Direttiva Barnier per la liberalizzazione del diritto d’autore. Ai tempi l’artista dichiarava: “Non voglio demonizzare la SIAE ma ci sono problematiche difficili da superare”. Così il rapper milanese si accasò con la società indipendente Soundreef per la gestione dei suoi diritti di autore, non senza polemiche: “Voglio sostenere chi fa della trasparenza e della meritocrazia dei valori fondanti” aveva dichiarato, in evidente contrapposizione rispetto a SIAE. Dichiarazioni a cui sono seguite repliche e battibecchi, culminate con il j’accuse di Fedez: “Continua (riferito a SIAE, ndr) a incassare in modo indebito i diritti sui miei concerti: non sanno con chi hanno a che fare, chiederò un decreto ingiuntivo per riavere i soldi”. Uno scontro legale che, tra parentesi, ha dato effettivamente ragione al cantante.

Il periodo nero di SIAE

Fedez però fu soltanto il primo degli artisti di un certo peso ad andarsene da SIAE, seguito a ruota da altri volti noti della musica italiana come Gigi D’Alessio e Laura Pausini ma anche Marracash e Sfera Ebbasta. Erano gli anni in cui il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo completava la scalata a Palazzo Chigi, seguita dall’abolizione del privilegio SIAE nella gestione collettiva dei diritti, e poi dalla più recente guerra “digitale” contro Meta: una battaglia all’ultimo Euro per l’utilizzo delle canzoni gestite da SIAE nelle stories di Facebook e Instagram, che aveva portato a una ulteriore fuga di artisti come Ultimo, i Pooh e Fabrizio Moro, tutti emigrati in Soundreef e che si è conclusa con una “tregua” tra le parti.

Il prezzo del rientro del Figliol Prodigo

Ora però sembra essere “pace fatta” tra SIAE e Fedez, che anzi da ribelle si è trasformato addirittura in testimonial, “guadagnandoci” la conduzione di un nuovo programma trasmesso su tutte le piattaforme web (YouTube, Facebook, Linkedin, X e Instagram).
Il cantante infatti, è diventato il presentatore del nuovo format chiamato “SIAE racconta”, andato in onda in 4 puntate dal 21 novembre al 12 dicembre. Obiettivo della trasmissione: mostrare quanto e come la Società Italiana degli Autori e degli Editori sia cresciuta in questi ultimi anni: “Intervisterò grandi autori della musica italiana, persone che lavorano in SIAE – le parole dello stesso Fedez, dopo la nomina -, per capire come la Società sia migliorata rispetto al passato e che cosa fa oggi per tutelare gli autori e i compositori”.

Un format che, tra l’altro, oltre a essere condotto dall’artista sarebbe stato anche prodotto da “Doom Entertainment”, società di proprietà dello stesso Fedez.

Il presente

Oggi SIAE sembra dunque aver pienamente assorbito il colpo della “liberalizzazione” del diritto d’autore: ha “svecchiato” il suo board, si è presa lo scettro di società leader del mercato musicale e ha ottenuto il favore sia del Tar che dell’Antitrust nella battaglia contro Meta, chiudendo ora il cerchio proprio con il ritorno del “Figliol Prodigo” Fedez, la cui risonanza mediatica ha permesso alla Società di autori ed editori di far parlare nuovamente di sé.

“Fedez ritorna in SIAE: la sua scelta ci dimostra che il percorso che abbiamo intrapreso negli ultimi anni sta andando nella giusta direzione – scrive la stessa SIAE in una nota -. La SIAE del 2023 è una collecting che lavora mettendosi totalmente in ascolto dei suoi autori e dei suoi editori. Mentre lavoriamo per offrire servizi digitali sempre più efficienti, lo sguardo è già al futuro, stimolati dalle sfide di un’industria culturale e creativa in piena evoluzione”.