Dall’“elettrico” all’“alcolico” il passo è breve. Lo avranno pensato in molti, nella lontana Cina, vedendo gli scaffali del negozio di alimentari sotto casa pieni di “Tesla Beer”.
Peccato che l’iconica T raffigurata sull’etichetta della birra cinese non aveva nulla a che vedere con l’innovativa compagnia di auto elettriche creata da Elon Musk: il produttore infatti era una certa Sino Drinks Food Company, azienda di Guangdong che si occupa della produzione di alimenti e bevande.
Un rischio di confusione del marchio più che legittimo, se si pensa che, soltanto qualche anno fa, fu lo stesso Elon Musk a lanciare la birra di Tesla, chiamata Gigabier: un’edizione limitata da tre bottiglie di 33cl l’una, vendute in un elegante cofanetto alla modica cifra di 89 Euro a confezione

Così, per difendere il proprio nome, Tesla China è passata all’azione e dopo mesi di battaglie legali, la corte ha dato definitivamente ragione a Elon Musk e soci nella battaglia per il marchio Tesla, nonostante il ricorso presentato dalla compagnia cinese dopo la prima sentenza.

La storia

Il nocciolo della controversia risale al 2019, quando comparvero per la prima volta sul mercato del Dragone una serie di bevande alcoliche, denominate “Tesla Soda” e “Tesla Beer”. Si trattava di bottiglie caratterizzate dal caratteristico logo a forma di T, ed erano inoltre commercializzate con slogan che parlavano del falso marchio Tesla come di un “marchio pioniere degli alcolici premiscelati negli Stati Uniti” e un “marchio internazionale d’avanguardia”. Non solo, sembra anche che i materiali promozionali contenessero addirittura immagini dell’iconico veicolo Tesla Model X.

La sentenza

Dopo la sentenza che ha dato ragione alla “vera” Tesla, all’imputato “Sino Drinks Food Company” è stato ordinato di cessare immediatamente di violare i diritti esclusivi sui marchi di Tesla, di fermare le pratiche di concorrenza sleale, di risarcire Tesla con 5 milioni di yen (pari a circa 774.000 dollari) e di interrompere le pratiche competitive sleali contro il colosso made in USA.
Inoltre, il giudice ha ordinato all’imputato di rilasciare una dichiarazione pubblica su importanti giornali per controbilanciare eventuali ricadute negative della violazione.

Fondata nel 2019 a Guangzhou, nella provincia del Guangdong, Sino Drinks Food Limited ha fatto registrare ben 221 marchi, diversi dei quali sono più o meno esplicitamente collegati a “Tesla”. Tra questi non mancano anche varianti come “TESILA”, “特斯拉金质” (Tesla Gold), “特斯拉臻品” (Tesla Premium) e “特丝拉” (Tesila).

La Proprietà Intellettuale a tutela di un marchio

Quello che ha coinvolto Tesla non è che l’ennesimo episodio di violazione di un marchio da parte di imprese cinesi, che vede coinvolti tra l’altro non soltanto i grandi nomi dell’industria ma anche piccole o medie eccellenze del mercato italiano e mondiale. Ecco perché diventa sempre più importante per le imprese di ogni settore avere al proprio fianco un partner solido e affidabile sul fronte della Proprietà Intellettuale.

In molti Paesi del mondo, infatti, un marchio può essere depositato e registrato presso le autorità competenti anche se questo rappresenta la copia di uno già esistente. Ecco perché, da sola, la registrazione di un marchio può non essere sufficiente a tutelare i propri diritti di PI.

Per questo Bugnion garantisce alle imprese un monitoraggio continuo dei registri marchi in tutto il mondo, che permette di valutare tempestivamente se presentare o meno un’opposizione, entro i termini previsti dalla legislazione vigente (che può variare in funzione del Paese di riferimento).

Un servizio indispensabile per evitare che un procedimento amministrativo relativamente rapido ed economico si trasformi in una causa giudiziaria, caratterizzata da tempistiche, oltre che costi, molto più elevati.