Autore: Elena Tripodi

Articolo pubblicato in Bugnion News n.26 (Gennaio 2018)

Se vi dicessero che facendo una gita nella bella Napoli da oggi potrete incontrare Steve Jobs probabilmente pensereste che ci sia un errore o che le feste natalizie abbiano lasciato qualche strascico nel vostro informatore. Tuttavia, è proprio così, l’imprenditore Americano si tinge di bianco e azzurro: due fratelli Napoletani nel 2012 hanno deciso di fondare una società di abbigliamento con il nome del genio di Cupertino.
Il marchio societario depositato inizialmente a livello dell’Unione Europea in forma figurativa non solo è formato dal nome “STEVE JOBS”, ma anche da una “J”, che sembrerebbe contenere anche alcune caratteristiche della mela Apple:

Ovviamente questa trovata imprenditoriale ha dato non poco fastidio alla Apple Inc., che ha depositato immediatamente Opposizione contro il marchio dell’Unione Europea dei fratelli Barbato, azionando tutti i propri pezzi da novanta.
La società di Cupertino ha basato il proprio procedimento sostenendo la similarità tra i marchi e i prodotti coinvolti, la notorietà del logo chio Napoletano presenterebbe la famosa caratteristica del morso e del picciolo della mela, elementi che inevitabilmente farebbero riferimento al famoso frutto.
Inoltre, come ha sottolineato il direttore del dipartimento Legale dell’azienda Mr. Will Say, la Apple Inc. sarebbe indelebilmente collegata al proprio fondatore sia nella mente di qualsiasi consumatore, ma anche a livello di organigramma interno, dal momento che Steve Jobs ricoprì diverse posizioni di dirigenza all’interno della Società ed ebbe un ruolo determinante per lo sviluppo del colosso americano. Alla sua morte, nel 2011, l’azienda pubblicò nella homepage del proprio sito web un tributo alla sua persona.
Tuttavia, nonostante la mole di osservazioni presentate e la veridicità del collegamento tra l’azienda e Steve Jobs, l’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) ha emesso la sua decisione sancendo che “the Opposition is rejected”.
L’Ufficio ha commentato che la lettera “J” non ha nulla a che vedere con un frutto, dal momento che essa non può essere considerata edibile dal pubblico di riferimento. La parte mancante, perciò, non potrà essere percepita come un morso e non vi sarebbe di conseguenza un tentativo di agganciamento al marchio notorio della Apple. L’EUIPO ha deciso che la similarità tra i marchi non sussiste e, conseguentemente, anche ogni rischio di confusione e/o associazione per il consumatore finale.
Presumibilmente i fratelli Napoletani, avendo notato che l’imprenditore americano e l’azienda da lui fondata non avevano tutelato come marchio il nome “STEVE JOBS”, hanno deciso di farlo loro.
Alla luce di questa vittoria, i fratelli Barbato hanno depositato il marchio in molti altri Paesi ed addirittura sembra vi siano progetti anche nel mondo dell’hi-tech.
Che dire, un nuovo Steve Jobs è tra noi e ci ricorda che non basta essere titolari di un marchio notorio od essere colossi dell’imprenditoria per poter sempre vincere, perché come anche il fondatore della Apple Inc. ci insegnò, per poter cambiare un destino è necessario associare al genio anche la scaltrezza.
Tornando alla decisione sopra citata, benché possa sembrare insensata alla luce dell’immediato collegamento tra la Apple e il suo fondatore, l’EUIPO, al pari di altri Uffici amministrativi, in sede di opposizione basa il proprio esame sul mero confronto tra i marchi così come depositati nel registro: i segni a confronto in effetti non presentano similarità visive, fonetiche e concettuali rilevanti.
Riteniamo invece che si sarebbe potuti giungere ad un risultato differente se gli eredi Jobs avessero promosso la controversia davanti ad un giudice ordinario.
Infatti, sebbene in Unione Europea non esista una normativa corrispondente, ad esempio in Italia la fattispecie è regolamentata all’Articolo 8 del Codice di Proprietà Industriale, il quale tutela i cosiddetti i “nomi notori”. Questi possono essere registrati o utilizzati dal solo avente diritto e, dopo la sua morte, “dal coniuge e dei figli; in loro mancanza o dopo la loro morte, dei genitori e degli altri ascendenti, e, in mancanza o dopo la morte anche di questi ultimi, dei parenti fino al quarto grado incluso”.
Ecco come una strategia d’attacco differente avrebbe potuto garantire un finale diverso alla vicenda.
Ciò premesso, è evidente che, non essendoci uniformità normativa tra i Paesi, anche la strategia di deposito deve essere diversificata. Ed in effetti il medesimo marchio “J Steve Jobs” dei fratelli Barbato, depositato in Paesi che effettuano un esame di merito sull’ammissibilità del segno, è stato rifiutato sulla base della notorietà del personaggio.

© BUGNION S.p.A. – Gennaio 2018