Articolo pubblicato in Bugnion News  n.10 (Marzo 2015)

Gli scambi commerciali in Cina nel settore agroalimentare sono andati aumentando negli ultimi anni grazie alla poderosa crescita economica, che si traduce in un innalzamento del tenore di vita di larghi strati della popolazione cinese.
Di contro la crisi globale ha spinto molte aziende europee, operanti nel settore agroalimentare e vitivinicolo, alla ricerca di nuove opportunità nei mercati a maggior domanda.
In tale contesto, la Cina riveste per le aziende estere un’enorme opportunità di business.
Per quanto riguarda il ruolo giocato dall’Italia, le vendite delle imprese italiane verso la Cina, nonostante le difficoltà e la crisi economica, continuano a crescere, ma si potrebbe fare meglio, potendo godere i nostri alimenti di ottima reputazione.

In particolare, se consideriamo i nostri prodotti tipici (dolci, cioccolato, caffè, olio) siamo al secondo posto tra i paesi esportatori in Cina. I cinesi impazziscono per i nostri wafer (prodotto per loro sconosciuto) e per il gusto del nostro cioccolato, reso spesso unico grazie ad un altro nostro prodotto agricolo di prestigio, che i Cinesi non riescono ad imitare: le nocciole.

L’export verso la Cina può rappresentare certamente un’opportunità per l’industria alimentare italiana, ma per poterla cogliere l’imprenditore deve conoscere, oltre alle regole del mercato locale, anche le abitudini e i gusti del consumatore cinese, per utilizzare i canali e gli strumenti adeguati, al fine di non perdere tempo, energie e risorse finanziarie preziose.
Per poter sfruttare le potenzialità del mercato cinese occorre tenere presente i seguenti aspetti:

  • procedere alla registrazione del proprio marchio, meglio se già nel momento in cui si considera la possibilità che ciò avvenga, anche se non a breve termine. In caso di marchio denominativo o misto, consigliamo di registrare il marchio sia in caratteri latini che in caratteri cinesi. Tale accorgimento non solo consente un più rapido accesso ai consumatori locali (il nome risulterà infatti più facile da pronunciare e ricordare), ma anche eviterà che terzi si approprino della corrispondente versione in caratteri cinesi, registrandola a proprio nome. Una versione cinese del marchio può essere una traduzione o una traslitterazione dello stesso, oppure si può anche scegliere di creare un nuovo marchio distintivo in lingua cinese. In caso di traduzione, questa può essere effettuata cercando l’assonanza con il marchio originario, senza preoccuparsi del significato, oppure ricercando un significato accattivante anche se non somigliante foneticamente. E’ anche necessario considerare che la registrazione in Cina non copre le Regioni ad Amministrazione Speciale di Hong Kong e Macao, Taiwan e Singapore, ove anche il mandarino è lingua ufficiale ma che costituiscono giurisdizioni a sé e che rappresentano porte di ingresso/uscita di prodotti contraffatti. E’ consigliabile, quindi, procedere alla registrazione anche per tali territori. Dopo il deposito della domanda di registrazione, è bene provvedere ad attivare una sorveglianza al fine di rilevare eventuali domande di registrazione di marchi identici o simili, per beni identici o simili, depositate da terzi, affinché questi non ne ottengano la registrazione. Analogamente, è consigliabile monitorare periodicamente i principali siti internet di commercio elettronico cinese spesso utilizzati dai contraffattori come piattaforme per vendere i loro prodotti falsi in tutto il mondo: alibaba.com, baidu.com, dangdang.com, ebay.com, taobao.com;
  • studiare i dettagli del prodotto anche dal punto di vista della confezione proposta (per esempio, i cinesi considerano di qualità solo la pasta proposta in confezioni di cartone);
  • dotarsi di un sistema logistico e un modello di distribuzione accurato;
  • porre attenzione alla normativa cinese in tema di etichettatura e certificazioni, nonché considerare che la pubblicità dei prodotti alimentari in Cina è soggetta a specifici limiti legali, la cui inosservanza può costare sanzioni salate;
  • preparare una presentazione del profilo aziendale e dei prodotti in lingua cinese ;

–         pianificare il proprio progetto di e-commerce, che deve essere sostenuto da una attenta pianificazione digitale e di mobile advertising (sito internet in cinese, video accattivanti sul portale cinese YouKu, Wechat ecc.), così da valorizzare e rendere visibili i propri prodotti. Il popolo cinese, infatti, è estremamente sensibile alla tecnologia digitale ed è estremamente “social”. Pertanto, per iniziare a farsi conoscere è consigliabile aprire uno store su Tmall;

–         fornire delle schede prodotto accurate con video che mostrano il prodotto, le sue caratteristiche principali e le modalità di utilizzo in modo da informare i consumatori cinesi dell’elevata qualità dei prodotti italiani e diffondere la cultura culinaria italiana (per esempio fornendo video ricette). Tale strumento è utile per far comprendere anche il motivo di un costo elevato dei nostri prodotti;

  • le aziende agroalimentari italiane sono tendenzialmente piccole e hanno difficoltà ad approcciare i mercati esteri, perciò è consigliabile fare rete tra imprese per avere più forza.

Da quanto precede è chiaro che la nuova “via della seta” per gli imprenditori italiani è un’avventura tutta digitale, che non può prescindere dalla corretta valorizzazione del proprio brand e da una pianificazione strategica dell’e-commerce.

© BUGNION S.p.A. – Aprile 2015