Sveliamo i segreti del sistema brevettuale del Sol Levante.

Articolo pubblicato in Bugnion News n.18 (Settembre 2016)

Del famoso film di Sofia Coppola ambientato in Giappone pochi ricordano la trama, alcuni gli attori (tra cui una giovanissima Scarlett Johansson), ma quasi tutti ricordano il titolo legato alle difficoltà di comunicazione ed interazione che tutti hanno sperimentato in Giappone: Lost in Translation.

Il nostro, piccolo, mondo della proprietà industriale, per molti versi, non sfugge alla regole della difficile comprensione che noi occidentali abbiamo rispetto al mondo giapponese. La barriera linguistica (ed i costi di traduzione connessi) sono solo uno degli aspetti del problema, tanto che per il Giappone non pochi sono i casi di prosecution brevettuali abbandonate dai clienti per “eccesso di azioni ufficiali”.

Tuttavia, il Giappone è la seconda economia mondiale e, nonostante una atavica stagnazione della propria economia, resta una delle superpotenze incontrastate nel mondo dei brevetti. Con più di 44.000 domande di PCT depositate nel 2015 il Giappone infatti occupa il secondo posto nella classifica delle 10 nazioni con più depositi PCT al mondo (dietro gli USA). Toshiba, Canon, Daikin, Toyota, Panasonic, Seiko, Epson, Sony, sono protagonisti mondiali indiscussi dell’innovazione (alcune di loro stabilmente nella top 10 dei patent filers) che hanno caratterizzato gran parte delle nostre vite negli ultimi 20/30 anni.

I “segreti” di queste innovazioni sono ben custoditi negli archivi del JPO (Japan Patent Office), senz’altro uno degli uffici brevetti con migliore reputazione del mondo. Parlare di segreto per un brevetto può sembrare strano, tuttavia, con riferimento alle ricerche brevettuali, di fronte all’emergere di brevetti giapponesi, la lingua costituisce di certo una barriera all’accessibilità che spesso può costituire un deterrente.

Se a questo si aggiunge una certa differenza nella procedura brevettuale e nell’approccio degli esaminatori giapponesi, l’ottenimento di un brevetto giapponese, o l’accesso alle banche dati giapponesi per molti è sembrato una vera chimera.

Con le attività in USA (dove ricordiamo abbiamo aperto un ufficio a Los Angeles) e con lo sviluppo delle nostre competenze sulla Cina, l’ampliamento della nostra expertise del sistema brevettuale giapponese è tra i pilastri dell’attuale politica di internazionalizzazione della Bugnion.

Con questo in mente, Bugnion ha sottoscritto quest’anno un accordo con un importante partner giapponese con sede in Osaka, Shinjiu GIP, che ha permesso, di istituire un desk dedicato al Giappone, presso la nostra sede di Bologna, grazie all’arrivo da Osaka di Takeharu Myiagaki, Japanese Patent Attorney. E’ indubbiamente un’importante opportunità per i nostri clienti per superare le varie problematiche che di volta in volta si generano nella prosecution giapponese e per colmare il gap di conoscenza e comunicazione con i colleghi del Sol Levante.
Il desk è in grado di offrire ricerche brevettuali sul database brevetti del JPO, studio e strategia relativa alle azioni ufficiali ricevute su brevetti giapponesi, studio e strategia di tutela in Giappone, oltre al Coordinamento tra Bugnion e la sede di Osaka di GIP Shinjiu.
Il progetto in corso prevede peraltro frequenti visite dei nostri professionisti in Giappone e ci sta permettendo di acquisire maggiore consapevolezza del sistema giapponese oltre che una nuova consapevolezza della cultura giapponese, tanto da poterci candidare tra i massimi esperti in Italia del sistema brevetti giapponese.

© BUGNION S.p.A. – Settembre 2016