Autore: Andrea Delbarba

Una riflessione sui brevetti relativi ai vaccini anti-COVID-19.

I brevetti bio-tecnologici e farmaceutici sono, da sempre, al centro di intense polemiche. Tuttavia, la pandemia da coronavirus ha intensificato ulteriormente il controllo in tutto il mondo degli innovatori delle life sciences, delle loro strategie per proteggere la proprietà industriale e del sistema dei brevetti in generale.

In particolare, ciò che preoccupa è che i brevetti possano limitare, o addirittura impedire, la collaborazione nella ricerca arginando l’accesso a nuovi vaccini o trattamenti anti-COVID-19; ovviamente queste ipotesi se corroborate dagli eventi, condurrebbero a implicazioni di non scarsa rilevanza. Per tali motivazioni, negli ultimi mesi, tanto i governi nazionali e gli organismi internazionali quanto i life sciences innovator hanno rimodulato il loro approccio sulla materia adattandosi alle nuove circostanze. In linea generale, è necessario osservare che i brevetti, e più in generale la proprietà intellettuale, giocano un ruolo fondamentale nella tutela dell’innovazione e nel generare incentivi alla ricerca e sviluppo.

Così la speranza che si possa, in tempi celeri, uscire da un simile scenario emergenziale è legata al fatto che già due vaccini sono stati approvati in Europa, e altri sono in arrivo. Inoltre, grazie anche all’incentivo di tutele brevettuali, attualmente si contano più di 160 vaccini sperimentali contro il COVID-19.

La domanda sostanziale che ci si pone è la seguente: è quindi giusto brevettare i vaccini e le tecnologie che sottostanno ai vaccini contro il COVID-19?

Non abbiamo una risposta univoca e definitiva, possiamo fare alcune considerazioni, in base anche ad alcuni fatti interessanti che si stanno susseguendo sull’argomento.

Per esempio, la società statunitense Moderna, che ha sviluppato uno dei vaccini attualmente autorizzati in Europa e non solo, ha dichiarato di non voler azionare i relativi brevetti (nella misura in cui sono connessi alla pandemia da Covid-19) contro i propri concorrenti che produrranno vaccini basati su mRNA (RNA messaggero) durante la corrente pandemia. Tale decisione sembrerebbe insensata, ma rivela un intento strategico basato sulla convinzione che il successo dei vaccini a mRNA possa aprire la strada a future terapie nel campo delle malattie infettive e, in particolare, alle terapie con mRNA che Moderna ha costantemente sviluppato – e, soprattutto, brevettato – sin dal 2010. Occorre tuttavia osservare che l’impegno assunto da Moderna di non citare in giudizio i concorrenti si limita solo ai produttori di vaccini basati su mRNA durante la pandemia da Covid-19. Ciò porta a pensare che, dopo la pandemia, la minaccia di un’azione legale potrà costituire un valido deterrente per sottoscrivere accordi di licenza dei propri brevetti, tanto più che l’impegno di Moderna non le precluderebbe di azionare i propri diritti in qualsiasi momento in relazione ad applicazioni non legate al virus da Covid-19. In ogni caso, anche se tecnicamente limitata, la posizione di Moderna è stata considerata comunque “altruista” nel contesto della pandemia, e la società ha ricevuto elogi significativi da diversi gruppi industriali, compresi quelli che hanno chiesto ad altre società di assumere impegni simili.

Per ora, le altre case farmaceutiche non si sono espresse sull’argomento. Tuttavia, da tempo organizzazioni internazionali e governi avvertono che, per come stanno le cose attualmente, miliardi di persone che non vivono nei Paesi ricchi dovranno probabilmente aspettare molto più a lungo per vedere la fine della pandemia.

Proprio per questo, un gruppo di Paesi in via di sviluppo guidati dal Sudafrica e dall’India sta portando avanti una proposta per sospendere tutti i brevetti legati ai vaccini, ai farmaci e alle attrezzature legate al contenimento della COVID-19. In questo modo, dice la richiesta, le infrastrutture produttive disponibili in tutto il mondo potrebbero essere aggiunte a quelle che hanno già accordi con le case farmaceutiche che hanno sviluppato il vaccino, aumentando la produzione e la disponibilità mondiale. La sede di questa discussione è l’Organizzazione Internazionale del Commercio (WTO), che tra le altre cose ha la competenza su Trade Related Intellectual Property Rights (TRIPS – Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). Ma la proposta vede per ora contrari gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Regno Unito e le altre principali potenze occidentali.

È necessario garantire un giusto bilanciamento in modo di garantire i giusti incentivi per la ricerca scientifica e consentire a tutti l’accesso alle cure mediche.

Infatti, è fondamentale che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l’accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il Covid-19. L’esempio da seguire potrebbe essere quello dello scienziato Jonas Salk, che negli Anni 50 mise il suo vaccino antipolio sul mercato senza alcun brevetto, rinunciando ai profitti. Una decisione che gli valse l’appellativo da parte della National Foundation for infantile paralysis di “padre adottivo dei bambini di tutto il mondo”. “

“Si può forse brevettare il sole?”, ebbe a dire provocatoriamente Salk una volta in tv.

© BUGNION S.p.A. – Febbraio 2021

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